Eccomi
3
-Dai, lasciatela respirare-
-Pensi sia ancora viva?-
-Dai Erma, le è solo arrivata una pallonata in faccia, mica le è successo chissà cosa...è solo svenuta-
Le riconoscevo, erano le voci dei miei amici.
-Dovete tirale su un poco le gambe, arriverà più sangue al cervello e si sveglierà prima-
Ma questa voce non la riconoscevo.
Aprii piano gli occhi, ritrovandomi cinque volti che mi fissavano curiosi ma preoccupati.
Alzai il capo e me ne pentii.
-Agh- dissi piano dolente.
-Ok, piano... non c'è fretta-
Era lui, non potevo crederci, il ragazzo del Golden Retriver.
Accennò un sorriso. Poi, qualcosa di umido si posò al mio collo.
Quel ragazzo rise.
-Sam va via- sorrise quel ragazzo.
Notai il golden retriver, mi aveva appena leccato il collo.
Si accucciò di fianco a me.
-Em... ma che ore sono?- chiesi confusa richudendo gli occhi.
-Le cinque e mezzo- rispose pronta quella voce.
-Cosa?- balzai veloce in piedi e mi aggiustai i capelli schiacciati -è tardissimo!-
Cominciai a correre.
-Ma...ma...- balbettò lui -dove stai andando così di fretta?-
Senza fermarmi mi rivoltai verso di lui.
-Inizio il turno tra un quarto d'ora-
Sfrecciai via senza aspettarmi una riposta, per qualche metro, il Golden Retriver mi corse accanto, poi al fischio del ragazzo, tornò indietro.
Entrai in camera mia sbattendomi la porta alle spalle.
Spalancai le ante dell'armadio e ne estraetti un paio di Jeans e una maglia rossa a caso.
Riuscii sempre di corsa.
-Lo so, lo so- esclamai alzando le mani al cielo -sono in ritardo- ammisi innocente al capo.
-Ritardo?- chiese lui -Questo non è un ritardo, è una quasi assenza! Mezz'ora! Ah sti giovani- si allontanò borbottando, io presi posto dietro al bancone sistemandomi il cartellino sulla maglietta.
Lavoravo in un bar notturno. E quella era una domenica, il giorno del pienone.
Verso le dieci, il locale cominciò a riempirsi.
-L'ora di punta tsè- rise Anisha -ste persone vanno nei bar tutte alla stessa ora!-
-Gia, incredibile-
-Hey, hai notato quello? dimmi, non è carino?- sorrise sospirando.
Seguii la traiettoria del suo sguardo, poi fui sicura di ssere in paradiso.
-Io quello lo conosco- le sorrisi -oggi ha fatto 'l'infermiere per caso' per me- sorrisi.
-A si? come si chiama?-
Sospirai.
-Boh- tornai a fissarlo -pensi che per cinqe secondi il capo mi cazzierà tanto s emi allontano?-
Le sorrise.
-Decisamente sì-
Distratta, me ne tornai aservire i clienti.
-Hey ciao!- alzo lo sguardo di scatto.
-Ciao- riabbasso lo sguardo timida.
-Allora è questo il lavoro che ti ha fatto scappare tanto?-
Sospirai.
-Si-
-Helen, ti chiami così?- chiese.
-Uhm?- risposi da perfetta ebete -come fai a saperlo?-
-La targhetta- tossì lui indicandola.
-Oh...-
-Io sono David, piacere- mi sorrise porgendomi la mano.
La strinsi.
-Vuoi da bere?-
com'è?